articolo di Alberto Barelli pubblicato su Micropolis, aprile 2021
Da cuore verde d’Italia a Umbria incenerita. É il fortunato slogan che da settimane fa il giro della rete, dove è praticamente impossibile non imbattersi nel tam tam promosso contro il piano dei rifiuti recentemente annunciato dalla giunta Tesei. Rete che, se dipendesse dalle capocce destrorse degli amministratori, correrebbe su una linea di cemento e mattoni. Di bit e post sui social è invece il muro che comitati ambientalisti e cittadini stanno erigendo contro il progetto attorno al quale ruota l’intero piano dei rifiuti, cioè l’incenerimento del combustibile solido secondario (Css), per usare il termine tecnico, nei forni degli impianti di produzione di cemento. “No CSS nelle cementerie di Gubbio” è solo uno dei gruppi fb che sta guidando la mobilitazione sui social ma le sue quattromila adesioni ottenute in pochi giorni ci testimoniano l’alto numero di cittadini coinvolti attraverso internet. Cifre elevate, a partire da You Tube, anche per le condivisioni delle dirette delle iniziative che, alla vigilia della festa della Liberazione, hanno portato centinaia di manifestanti nelle piazze di Perugia, Terni, Spoleto e, ovviamente, Gubbio (per un resoconto invitiamo a visitare il sito del Coordinamento regionale Umbria Rifiuti Zero). E’ schizzato in alto anche il numero degli accessi ai profili degli amministratori, che si sono dovuti impegnare in quella che sta iniziando ad essere una delle loro attività più impegnative: rimuovere i post e i commenti critici, di cui continuano a essere bersaglio nei loro profili. E’ dovuto ricorrere a questa strategia per esempio l’assessore alle politiche agricole ed ambientali Roberto Morroni. “Ha cancellato di nuovo i commenti scomodi su questo post e interdetto l’accesso ai suoi post. Che vergogna! Questa gente non può continuare a rappresentarci!” si legge in uno dei commenti. Molto meno moderate sono spesso le parole indirizzate ai suoi colleghi, Tesei in testa, a corredo delle quali troviamo immagini di fumo che fuoriesce dalle ciminiere. Per una fortunata coincidenza, che vogliamo pensare che sia di buon auspicio, la mobilitazione contro il piano dei rifiuti è coincisa con la Festa della Liberazione. Nei post pubblicati dai cittadini umbri è stato un motivo in più per sperare che la regione si ritrovi presto a essere liberata da un’amministrazione che ogni giorno si rivela più pericolosa. Intanto il regalo che sta facendo all’Umbria la destra è il rischio che le ciminiere diventino il simbolo della regione. Nei motori di ricerca in queste settimane il cuore verde d’Italia non compare più associata alle bellezze dei suoi paesaggi ma ai cementifici e fumi vari. Non si può dire che la giunta Tesei non stia comunque proiettando la regione nel futuro: i paesaggi delle belle cartoline sono sempre di più vecchie robe del passato.