“STUDIO SUL CEMENTIFICIO, BIMBI A RISCHIO”

Articolo di Lorenzo Padovan su un quotidiano friulano

Comitati ambientalisti preoccupati dai risultati emersi dalle analisi sul PM10 nell’area dell’impianto di Barletta chiedendo ai comuni un bio-monitoraggio locale

  • Comitati ambientalisti preoccupati dai risultati emersi dalle analisi sul PM10 nell’area dell’impianto di Barletta

  • L’indagine pubblicata sulla rivista “Exposure and Health” è stata inoltrata ai comuni, chiedendo il monitoraggio locale

    articolo di Lorenzo Padovan, su un quotidiano friulano


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Cementeria e salute: una ricerca scientifica pugliese appena pubblicata sembra confermare i timori dei cittadini. Infatti i Comitati “No all’incenerimento. Si al Riciclo totale dei rifiuti” e “Campagna Pulita” hanno da poco trasmesso lo studio scientifico sul bio-monitoraggio effettuato nel cementificio Buzzi Unicem di Barletta ai Comuni di Fanna, Maniago, Cavasso Nuovo, Arba, Vivaro, Vajont e Meduno nonché ad Arpa FVG e ASFO

LO STUDIO

Lo studio effettuato dal Dott. Agostino Di Ciaula, pubblicato su “Exposure and Health” che ha visto la collaborazione dell’Arpa e dell’ASL pugliesi e che è stato altresì approvato dal comitato etico inter provinciale è stato condotto su 366 bambini di Barletta, sede di un cementificio alimentato con combustibili fossili e rifiuti. «In sintesi i risultati principali dimostrano che nelle aree di maggior ricaduta degli inquinanti prodotti dal cementificio c’è una maggiore concentrazione atmosferica di PM10 con livelli di esposizione superiori ai limiti annui indicati dall’Organizzazione mondiale della Sanità- fanno sapere i Comitati Friulani – e i bambini maggiormente esposti alle emissioni dell’impianto hanno un maggiore bio-accumulo di nickel, cadmio, mercurio e arsenico rispetto a chi è invece esposto al solo inquinamento da traffico veicolare».

I RISCHI

«Chi frequenta scuole e vive nelle aree di maggior ricaduta degli inquinanti emessi dai cementifici è esposto a maggiori concentrazioni di inquinanti atmosferici e accumula cronicamente metalli potenzialmente tossici, specie per organismi in fase di sviluppo, a causa della loro persistenza, tossicità, accumulo biologico, e interazioni molecolari- prosegue il riassunto dello studio scientifico ad opera degli ambientalisti Maniaghesi. Tale tipo di impianti industriali inquinanti non dovrebbero essere localizzati in prossimità di scuole e abitazioni nelle quali vivono soggetti particolarmente vulnerabili».

IL MONITORAGGIO

«Alla luce dei risultati di questo studio, visto anche quanto emerso negli anni sul territorio dalle analisi di polli, uova e deposizioni, si fa sempre più urgente l’attivazione di un monitoraggio biologico dei microinquinanti nel siero e nel latte materno e presenza di metalli pesanti nelle unghia della popolazione infantile – è l’appello dei Comitati della Pedemontana -. Nel frattempo nella Cementeria Buzzi Unicem di Fanna, è necessario limitare l’impatto ambientale, vietare l’utilizzo di materiali che contengono metalli pesanti o contaminati da PCB e soprattutto impedire l’utilizzo nel processo produttivo del Combustibile Solido Secondario derivante da rifiuto il cosiddetto CSS».


Cementeria. L’ingresso dell’impianto di Fanna. In alto una centralina mobile dell’ARPA

Cementeria. L’ingresso dell’impianto di Fanna. In alto una centralina mobile dell’ARPA

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