NON BRUCIATECI IL FUTURO

Articolo di Maurizio Fratta su Altrapagina, mensile di informazione, politica e cultura

Che la “verde“ Umbria e Gubbio in particolare, possa diventare lo snodo ed il punto di chiusura del ciclo dei rifiuti dell’ Italia Centrale, non è cosa che possa dirsi trascurabile.

PNRR DELL’UMBRIA 2021/2026. Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

articolo di Maurizio Fratta su Altrapagina, mensile di informazione, politica e cultura.

luglio/agosto 2021


Nell‘ Italia che arranca durante la pandemia da Coronavirus, la gestione dei rifiuti potrebbe sembrare una questione di peso minore. Eppure che la “verde“ Umbria possa diventare lo snodo ed il punto di chiusura del ciclo dei rifiuti dell’ Italia Centrale, non è cosa che possa dirsi trascurabile. Mentre gli spot a cura della Regione Umbra continuano a magnificare la qualità dei territori per promuoverne lo sfruttamento a fini turistici, le scelte della Regione a trazione leghista, governata da Donatella Tesei sembrano andare in tutt’altra direzione.

A Giovanni Vantaggi, medico, Presidente della sezione provinciale di Pg ISDE-Italia, Associazione dei Medici per l’Ambiente, abbiamo posto qualche domanda.

Si sente, in ambiti diversi, sempre più parlare di “svolta green “. Nel caso in questione, a Gubbio, ma lo stesso potrebbe avvenire in altre parti d’Italia, i rifiuti verrebbero bruciati nei forni degli impianti di Colacem e delle Cementerie Aldo Barbetti. È così? E che cosa significa bruciare i rifiuti in questi impianti?

 «Nel maggio 2020 furono richieste le Autorizzazioni Semplificate per sostituire parte del petcoke (rifiuto tossico nocivo ma nel 2002 trasformato, con D.L. da Matteoli, in combustibile) con 50.000 tonnellate per ciascuna cementeria di CSS (Combustibile Solido Secondario), prodotto da 53 rifiuti elencati nel decreto Clini in vigore dal 29/3/2020: plastiche, rifiuti urbani non compostati, vernici, gomme, scarti animali…. Bruciare questi rifiuti va ad aggravare ulteriormente le emissioni di sostanze non biodegradabili, dalle diossine ai metalli pesanti ecc…».

 Si sente anche dire che bruciare rifiuti è una pratica compatibile con l’economia circolare.

 «Assolutamente no. L’economia circolare si basa sul riciclo e riuso, non certo sulla produzione di energia. Su questo l’Unione Europea è chiarissima. Rimando alla gazzetta ufficiale UE del 18 febbraio 2021 e ai criteri che impongono di non causare danni all’economia circolare e che escludono espressamente il ricorso all’incenerimento».

 Ulteriore incongruenza con la normativa UE

 «La direttiva 2008/98/CE costituisce il presupposto per la cessazione della qualifica di rifiuto, ma in essa è dichiarato: “l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà ad impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana”. Tanto che il comma 2 dell’art. 1 dello stesso decreto Clini, subordina l’utilizzo del CSS nei cementifici al fatto che il suo utilizza avvenga: “senza pericolo per la salute dell’uomo e senza pregiudizio per l’ambiente, e in particolare: a) senza creare rischi acqua, aria, suolo e per fauna e flora; b) senza causare inconvenienti da rumori e odori; c) senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente”».

 Ma davvero si può trattare di un recupero di materia “virtuoso“?

 «Assolutamente no! Virtuoso è ciò che indica l’Europa: un rifiuto mediante il riciclo e riuso, deve tornare prodotto, secondo l’aforisma che ogni prodotto deve essere progettato e costruito per servire nuovamente “dalla culla alla culla”».

 I due cementifici di Gubbio non sono poi limitrofi a zone abitate?

 «Sì quella di Barbetti è praticamente inserita nel tessuto urbano della periferia di Gubbio (a poche centinaia di metri da due scuole primarie a circa 2 km dal centro storico). Colacem è più periferica ma prossima alla frazione più popolosa di Gubbio, Padule (2 km). Tra le due cementerie, disposte a morsa rispetto alla conca eugubina, c’è una distanza di 10,2 km. (fig. 1)».


I cittadini di Gubbio, negli ultimi mesi in modo partecipato, hanno espresso la loro preoccupazione per i rischi che ne deriverebbero per la loro salute.

«In effetti non mi sarei mai aspettato una presa di coscienza così forte da parte di tanti cittadini. costituitisi in comitato, organizzando incontri e convegni, hanno informato la cittadinanza, sulla situazione determinatasi nel nostro territorio dopo 110 anni cumulativi da parte di due industrie insalubri di classe 1».

Preoccupazioni fondate…

«Sicuramente sì. Per questo anche l’amministrazione Comunale, dietro suggerimento di ISDE, ha costituito l’Ecodistretto per lo studio delle stato delle matrici ambientali, di Aria, Acqua, Suolo, grazie al contributo di Università che hanno già fatto esperienze simili nel ternano. L’Ecodistretto vuole essere un soggetto formato oltre che dagli amministratori, anche dagli imprenditori (produttori di rischio) e dai rappresentanti dei cittadini (esposti involontari) per fare scelte condivise secondo gli articoli: 32, 41 e 42 della Costituzione».

Eppure il Registro Tumori, i cui dati sono fermi al 2016, evidenziava quanto gravi patologie fossero collegate all’ inquinamento degli impianti che producono il cemento.

«Purtroppo sì. Dopo l’utilizzo del Petcoke, il comune di Gubbio da grigio è passato a rosso! (fig. 2)».


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