Colacem a Galatina

I comitati di Gubbio e di Galatina uniscono le forze e le competenze legali e sanitarie, per chiedere che il rispetto del sacrosanto diritto alla salute di tutti i cittadini sia prioritario nei confronti delle ragioni economiche di pochi.

Ormai, e finalmente si potrebbe dire, assistiamo anche alla globalizzazione (se si perdona la grandeur di estendere i fatti italiani al mondo) delle istanze rivendicative dei comitati che uniscono le forze, soprattutto le competenze, per chiedere che il rispetto del sacrosanto diritto alla salute di tutti i cittadini sia prioritario nei confronti delle ragioni economiche di pochi. È quanto succede per la questione delle autorizzazioni rilasciate ai cementifici di Colacem tra Gubbio e Galatina, in provincia di Lecce. Dove si parla di autorizzazioni (Autorizzazione Integrata Ambientale) a produrre indipendentemente dal combustibile usato per alimentare i forni, tema quest’ultimo che ha scaldato (è proprio il caso di dirlo), e scalda, i comitati eugubini e umbri.

Il 6 settembre scorso si è tenuta la Conferenza dei servizi per il riesame dell’AIA 2018 del cementificio di Galatina e così gli esperti, tecnici e avvocati, umbri sono stati chiamati, in presenza, ad integrare quelli pugliesi in una stagione in cui trovarsi in prossimità del mare Ionio salentino suggerisce agli amanti del mare una ideale vacanza/lavoro.

Non deve essere stato altrettanto ideale l’esito della Conferenza, benché non conclusiva, a giudicare dai resoconti pubblicati da parte di ISDE (Medici per l’Ambiente) Lecce e giornali online locali che hanno riportato le numerose richieste delle associazioni in merito a controlli più mirati al singolo inquinante, alla acquisizione della Vis (Valutazione di Impatto Sanitario) che permetterebbe di calcolare esattamente l’impatto sanitario esistente e prevedere quello futuro senza aspettare la contabilità a posteriori di malati e vittime.

C’è poi la questione della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale pugliese, sollecitato dai comuni di Soleto e Galatina, che ha impugnato l’AIA del 2018 chiedendo una perizia tecnica ad un gruppo di esperti con esito esplosivo, al punto da minare completamente tale autorizzazione e convincere altri Sindaci (Cutrofiano, Sogliano Cavour, Martano, Zollino) a fare fronte comune con Soleto e Galatina costituendosi al TAR sicuri che una tale perizia farebbe annullare l’AIA.

Mentre si aspetta che il TAR decida (la data dovrebbe essere il 6 ottobre prossimo) chi ha interesse non sta fermo e così il fronte comune dei sindaci viene rotto in qualche modo da Soleto, uno dei primi comuni a schierarsi con Galatina, depositando delle memorie datate gennaio 2021 con l’obiettivo di non far giungere a sentenza il TAR.

A fine mese di settembre è previsto l’ultimo incontro della conferenza di servizi e ci auguriamo che almeno le autorità sanitarie facciano sentire il peso della prevenzione più che mai necessaria per non caricare ulteriormente le matrici ambientali vista la prolungata presenza di una industria insalubre di prima classe operante dal 1956. Si potrebbe pensare anche ad un ecodistretto.

Quanto alla grandeur di cui sopra, dovremmo, invece di accomunare le abitudini degli altri paesi europei alle pessime abitudini italiane, cospargerci il capo di cenere perché in altri paesi europei la norme ambientali godono di maggiore rispetto sia da parte dei controllori che da parte dei controllati.

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