SOMMARIO
La UE concede gratuitamente ad alcune aziende manufatturiere permessi per emettere i gas serra, che causano il cambiamento del clima. La CO2 (anidride carbonica) e’ il principale gas serra e i permessi sono noti in tutto il modo come crediti di carbonio.
Ogni credito consente di emettere una tonnellata di anidride carbonica. Il numero di crediti che la UE concede gratuitamente alle aziende diminuisce ogni anno e arrivera’ a zero nel 2030. Percio’ le aziende sono incentivate a ridurre progressivamente le emissioni di CO2, impiegando fonti di energia rinnovabile o investendo in tecnologie che non emettono, oppure che “catturano” la CO2.
Aziende che emettono meno CO2 dei crediti concessi dalla UE possono vendere i crediti in eccesso ad aziende che ne emettono di piu’. Questo crea un mercato, e un prezzo. Il prezzo in Europa al 31 dicembre 2022 era di 84 EURO per tonnellata di carbonio. Le aziende che emettono piu’ CO2 dei crediti a loro disposizione possono comprare altri crediti sul mercato, o anche compensare il loro bilancio di carbonio, per esempio piantando alberi. Tuttavia, e’ molto difficile per la EU determinare quanta CO2 assorbono nuovi alberi, piantati magari in aree precedentemente coltivate da popolazioni indigene. Inoltre, il prezzo dei crediti non e’ unico: nel mondo esistono 27 mercati di crediti di carbonio, ciascuno con un prezzo diverso.
Anche le norme sono molto diverse. Per esempio, in tutti i paesi le fonti rinnovabili di energia sono esenti dal pagamento di permessi. Pero’ qualche paese come l’ Italia ha stabilito per decreto che anche i rifiuti sono fonti rinnovabili; quindi, in Italia, chi brucia rifiuti per produrre energia (il cosiddetto CSS) risparmia crediti di carbonio.
La UE sta cercando di impedire queste forme di evasione. Per esempio, dal 2023 i prodotti importati da paesi dove il prezzo dei crediti e’ inferiore a quello europeo dovranno pagare un dazio uguale alla differenza tra i due prezzi. Inoltre, la UE ha dichiarato che rifiuti e CSS non possono essere considerati energia rinnovabile, quindi consumano crediti. Queste due norme, se applicate, ridurrebbero sia il traffico internazionale di rifiuti, che la combustione di rifiuti CSS in Italia.
PER APPROFONDIRE
Il 18 dicembre 2022 il Consiglio d’ Europa (a Bruxelles) e il Parlamento Europeo (a Strasburgo) hanno concordato una riforma del sistema di crediti alle emissioni di CO2 o anidride carbonica, il principale gas-serra. [1]
Il sistema dei crediti alle emissioni (Emission Trading System, o ETS) e’ il principale strumento che l’ Unione Europa ha creato per ridurre le emissioni di gas serra e raggiungere gli obiettivi del 2030 e dl 2050. L’ ETS funziona cosi’:
- Nel 2013 tutte le aziende che producevano uno o piu’ di 52 tipi di prodotti selezionati hanno ricevuto gratuitamente dei “buoni” o “crediti” per emettere CO2. I crediti ricevuti da ciascuna azienda corrispondevano a poco meno di quanto CO2 era stato emesso in quell’ anno dalle migliori tra quelle aziende, cioe’ quelle che avevano emesso meno CO2 per produrre uno dei 52 prodotti.
- Ogni anno i crediti concessi gratuitamente a ciascuna azienda vengono ridotti, fino a scendere a zero nel 2030. Con alcune eccezioni: i crediti gratuiti possono essere aumentati se quell’azienda o impianto aumenta la produzione. Inoltre, aziende che rischiano di trasferire la produzione fuori dalla UE possono ricevere ulteriori crediti gratuiti.
- Le aziende che non riescono a “star dentro” la quota di emissioni coperte da crediti gratuiti devono comprare ogni anno sul mercato la differenza. Aziende che emettono meno del minimo per quell’ anno, possono vendere i loro crediti inutilizzati.
- La valutazione dei crediti consumati da ciascuna azienda ogni anno si basa sulla sua dichiarazione volontaria di quanto e’ stato fabbricato di quel prodotto nell’ anno, e quanto combustibile fossile e’ stato impiegato per fabbricarlo.
- Compensazione: anziche’ acquistare crediti da altri, una azienda puo’ ridurre il bisogno di crediti alle emissioni investendo in iniziative che assorbono CO2 Per esempio, puo’ piantare alberi su un terreno prima d’ora dedicato a pascolo. Ma l’azienda potrebbe essere in Italia e il terreno in un area deforestata dell’Amazzonia. Chi controlla che gli alberi piantati su quel terreno non servano a compensare i consumi eccessivi di piu’ di una azienda ? e quanta CO2 assorbono?
- Tuttocio’ fa nascere un mercato dove crediti possono essere acquistati o venduti. Per esempio, il prezzo di un credito era di 90 EURO per tonnellata di CO2 emessa il 31 dicembre 2022 e di 66 EURO tre mesi pima.
- Tuttavia, esistono 27 diverse zone nel mondo, ciascuna con i suoi crediti e i suoi prezzi. Per esempio, il 30 settembre 2022 il credito per una tonnellata di CO2 in California valeva 26 EURO.
- Le differenze di prezzo determinano un rischio di infiltrazione della CO2 (detto carbon leakage): La riduzione delle emissioni in paesi con politiche del clima piu’ rigorose sarebbero rese inefficaci da un aumento delle importazioni da paesi dove le politiche per il contenimento del gas serra sono meno stringenti. Cio’ renderebbe vano il progresso nel controllo delle emissioni da parte dei paesi piu’ avanzati.
- Per ridurre il rischio di carbon leakage, la riforma del sistema dei crediti concordata dal parlamento e dalla UE il 18 dicembre prevede che aziende che importano nella UE uno dei 52 prodotti debbano pagare la differenza tra il prezzo dei crediti nel loro paese e il prezzo dei crediti in Europa. Questo nuovo meccanismo, noto come Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) serve anche per livellare la competizione da paesi con minor attenzione per l’ ambiente, e per evitare che aziende europee trasferiscano la produzione in zone dove i crediti costano meno.
ECCEZIONI
Anche dopo l’ adozione delle nuove misure (CBAM) il sistema dei crediti di carbonio restera’ comunque limitato, per almeno due motivi. Il primo motivo e’ che i 52 prodotti rappresentano circa il 40 % delle emissioni totali di CO2 in Europa. Il resto e’ generato da trasporto stradale, riscaldamento domestico e aviazione. Il sistema dei crediti di carbonio sara’ esteso a quei settori solo nel 2027. Quanto al secondo motivo, la UE ha identificato sette industrie a rischio di Carbon leakage (punto 9, sopra): cemento, alluminio, fertilizzanti, produzione di energia elettrica, idrogeno, ferro e acciaio. Di fatto, questi sono i settori che emettono la maggior parte della CO2. Per questi settori la UE manterra’ i cediti gratuiti per un totale di nove anni (cioe’ fino al 2032) limitatamente alla parte di produzione che queste industrie esportano verso paesi extraeuropei. Inoltre, fino al 2034 il CBAM si applichera’ solo alle emissioni non coperte da crediti gratuiti. In altre parole, le sette industrie a rischio, che sono anche quelle che emettono piu’ CO2, potranno importare senza dazio per una percentuale di prodotto pari a quella non coperta da crediti di carbonio gratuiti. Nel 2025 la Commissione Europea rivedra’, se necessario, quelle misure.
Nel pacchetto di decisioni prese il 18 dicembre 2022 rientra anche uno speciale fondo di 65 miliardi di EURO, con un ulteriore 25% coperto da finanziamenti dei singoli stati. Scopo del fondo e’ proteggere le famiglie piu’ deboli dall’estensione del sistema dei crediti di carbonio a riscaldamento e trasporto su strada. Ciascuno stato membro dovra’ presentare alla Commissione un “piano sociale-climatico” che includa sovvenzioni per migliorare l’efficienza energetica degli edifici, introdurre forme di energia rinnovabile domestica, e per elettrificare il trasporto su strada.
L’efficacia di queste misure dipendera’ in modo determinante dalla capacita’ dei singoli stati di implemetarle. Questo vale in particolare per l’ Italia dove, a detta di Massimo Tavoni, “il meccanismo dei crediti di carbonio non e’ stato impiegato, finora, per promuovere la giustizia climatica”.[2]
[1] Fonti: https://www.climateforesight.eu/articles/fit-for-55-eu-renewed-ambitions-climate-finance-carbon-tax/ ; https://www.mckinsey.com/capabilities/strategy-and-corporate-finance/our-insights/global-flows-the-ties-that-bind-in-an-interconnected-world?cid=other-eml-alt-mip mck&hlkid=adb1064d69ad4ba3bafc9ee1f672d272&hctky=11334774&hdpid=c087d892-f6da-464a-9ff3-b148ea11cc29 ;
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/PDF/?uri=CELEX:32019D0708&from=EN
[2] https://www.som.polimi.it/professor/massimo-tavoni/ : Massimo Tavoni insegna economia ambientale al Politecnico di Milano, ed e’ direttore scientifico di RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment (eiee.org).