Inno alle elezioni europee (di Raniero Regni)

L’Inno alla Gioia contro i nemici dell’Europa

O amici, non queste note! Intoniamone altre / più
grate e gioiose. / Gioia, bella scintilla divina, figlia
dell’Elisio, / ebbri di fuoco noi entriamo/ o Celeste,
nel tuo santuario…Tutti gli uomini diventano fratelli,
/ là dove si posa la tua ala leggera / Abbracciatevi a
milioni! / Questo bacio vada al mondo intero/
Fratelli, sopra il cielo stellato / deve abitare un padre
che ci ama
F. Schiller, Inno alla Gioia riadattato da L. Van
Beethoven

L’Unione Europea, con i suoi 27 stati membri e i suoi 450 milioni di abitanti
rappresenta una delle grandi potenze economiche e culturali. Ma non è solo il potere
a renderla uno dei global player più forti nel panorama geopolitico mondiale di oggi,
è la sua potenza umana, valoriale e democratica a farne quasi un’eccezione. E questo
può essere detto senza nessuna presunzione eurocentrica. L’Europa è un’oasi di
democrazia e di diritto in un mondo pieno di regimi antidemocratici, violenti,
ingiusti, autoritari. Forse anche per questa sua eccezionalità, guadagnata a costo di
tante guerre e di tante ingiustizie di cui si sono macchiati i suoi stati in passato,
comprese due guerre civili europee come la prima e la seconda guerra mondiale, che
oggi appare quasi una cittadella assediata. L’Unione Europea ha molti nemici sia
esterni, come le grandi potenze imperiali, quasi sempre antidemocratiche, che usano
la supremazia militare e la guerra come strumenti di azione politica, che interni, come
i partiti populisti e nazionalisti, o le democrature, forme di regime ibrido a tendenza
autoritaria.
Nelle elezioni di oggi, con cui andremo a rinnovare il parlamento europeo, la posta in
gioco è molto alta. Quelle di oggi rischiano di diventare elezioni storiche, decisive
per la sopravvivenza della nostra Unione di fronte alla quale si aprono due strade. La
prima, auspicabile, è il rafforzamento dell’Unione fino a costituire gli Stati Uniti
d’Europa con una politica estera comune e una politica interna sempre più unitaria.
L’altra è quella dell’indebolimento della compattezza europea, tanto faticosamente
guadagnata, verso forme di nazionalismo, apparentemente sempre più forte
all’interno, ma realmente sempre più debole all’esterno. La prima via appare l’unica,
la più saggia e promettente, ma non sempre la saggezza trionfa storicamente.
Nel 1972, con geniale intuizione, il Consiglio d’Europa adotta L’inno alla Goia,
contenuto nell’ultimo movimento della 9° sinfonia di L. van Beethoven, come inno
europeo. Nel 1986, Herbert von Karajan ne ha realizzato un adattamento che è
divenuto poi l’inno ufficiale dell’Unione Europea, senza parole, solo musica, che fa
da complemento alla bandiera a stelle della comunità. Un inno alla libertà, alla
solidarietà, alla pace, i valori dell’Europa. Non l’inno di una sola nazione ma di tutte

le nazioni europee, che non nega la bellezza dei singoli inni nazionali, ma li supera e
li armonizza in un unico grande coro.
Scritta dal genio tedesco nella parte finale della sua vita, quando già sordo e in preda
alla depressione aveva pensato più volte al suicidio, rappresenta uno dei vertici della
musica e della bellezza poetica di tutti i tempi e di tutte le culture. Beethoven (1870-
1827) mette in musica riadattandola, una delle poesie più famose del grande poeta
romantico F. Schiller (1759-1805) intitolata Ode alla gioia, scritta nel 1785. Il
movimento si annuncia con una parola, inserita dal musicista, che in tedesco è Freude
(si pronuncia froide), gioia, che poi risuona nella strofa successiva nell’altra parola
Freunde (si pronuncia froinde), amici. La radice delle due parole tedesche è la stessa,
solo una “n” le distingue. Quasi a dire che “la gioia è tale solo se può essere
condivisa, solo se può essere cantata con degli amici”, ha commentato su Rai radio 3
il critico Sandro Cappelletto, in magnifiche trasmissioni dedicate alla sinfonia
beethoveniana.
Sì, perché quest’anno ricorre il secondo centenario della prima esecuzione della
sinfonia eseguita a Vienna il maggio 1824. Non commissionata da nessuno, né da
principi né da mecenati, è stata elaborata dal genio romantico con grande tormento
personale in un esito straordinariamente potente. È un inno alla amicizia e alla
fratellanza universali, mai realizzati nella storia ma neanche mai annichilite
completamente dagli eventi. “Utopia romantica!”, direbbero i realisti di oggi, pronti
ad accettare il peggio dell’essere umano e della sua storia. A questo realismo, che
riduce la storia al luogo delle sopraffazioni in cui, come diceva Manzoni, “non resta
che far torto, o patirlo”, preferisco sempre l’utopia beethoveniana dell’amicizia
universale. E spero davvero che i lettori di questa rubrica abbiano votato tutte quelle
forze politiche e tutti quei candidati sinceramente europeisti, pacifisti e ambientalisti
capaci di aiutare l’Unione e il mondo ad avviarsi sulla strada sperata da Beethoven e
realizzata (questo è il primato dell’arte sulla morale, dell’estetica sull’etica!) nella
sua sinfonia: uno dei più grandi atti d’amore nei confronti dell’umanità intera. La
gioia non può risolversi nella dimensione privata, neanche di una singola nazione.
Non si può essere felici in un mondo di infelici, non si può essere sani in una società
malata. La gioia e la bellezza saranno tali se saranno condivise dall’unica famiglia
umana. Non da una sola nazione ma di tutte. Alleanza universale di tutte quelle
anime, di tutti quegli esseri, che hanno provato nell’universo, almeno una volta nella
vita, la Gioia divina, la Gioia della libertà.