Il Comitato

Il Comitato

Cittadini semplici, comuni, portatori di interessi, ragioni, valori e visione del futuro, che hanno reagito alla minaccia rappresentata dall’uso di CSS (combustibile derivato dai rifiuti), richiesto dalle due cementerie locali alla regione Umbria. La domanda congiunta di “modifica non sostanziale degli impianti” è stata presentata in sordina a maggio 2020, in piena pandemia da Covid 19, ed è ancora in attesa di autorizzazione e possibile V.I.A. per la Barbetti, mentre per la Colacem la Regione ha decretato la necessità di V.I.A. cioè Valutazione d’Impatto Ambientale. 

Allarmati e per nulla rassicurati dai cementieri che in veste green, pur ammettendo la nocività del pet-coke già utilizzato da decenni, presentano la pratica del co-incenerimento dei rifiuti come la migliore alternativa possibile per la decarbonizzazione e l’End of Waste. Ma il CSS non è ecologico, non è economia circolare, non è recupero di materia; bruciare i rifiuti inquina aria e suolo e acqua, con criticità e rischi per l’ambiente e la salute di tutti, soprattutto dei più fragili e vulnerabili. Così per non rimanere individui isolati ed inermi, esposti involontari rispetto ai produttori di rischio, ci siamo organizzati in comitato civico; da subito collegati ad una rete di comitati storici e di associazioni attive che, a livello regionale e nazionale, protestano e lottano contro le menzogne e le insidie di finte conversioni ecologiche o false ripartenze green. 

“Da una crisi non si esce uguali. O si esce migliori o si esce peggiori”, ha scritto papa Francesco.
Una crisi è un’occasione da non perdere per diventare migliori. 

Nulla sarà come prima. Delle crisi bisogna approfittare, ma per apprendere nella crisi bisogna impegnarsi. Il nostro comitato si propone di sensibilizzare e aiutare attraverso la conoscenza una presa di coscienza.


La pandemia come amplificatore di una presa di coscienza.

La lezione di quest’anno di virus pandemico, di crisi sanitaria, economica, sociale non può passare invano. Non si può ritornare alla normalità (malata) di prima.

Gli scienziati e i medici ci dicono che la crisi sanitaria è solo l’altra faccia della crisi ambientale e climatica, prodotta dall’Homo sapiens nei confronti della biosfera. L’hanno chiamata Antropocene, cioè l’era in cui l’uomo ha alterato, sconvolto e devastato gli ecosistemi naturali, con un uso predatorio e irresponsabile di risorse finite in nome di uno sviluppo economico e crescita illimitata. Un modello centrato sul denaro, sul profitto e sul mercato, che è da ripensare radicalmente prima che sia troppo tardi, perché siamo già troppo a debito con la nostra casa comune, la Terra.

Ecco perché la questione eugubina ha confini, sostanza e valenza ben più ampi, al di là del territorio comunale. Se i nodi che vengono al pettine sono di natura locale, sappiamo che per essere sciolti dobbiamo guardare oltre: ad es. al nuovo piano dei rifiuti regionali, contro ogni logica di gestione che non sia quella dell’economia circolare della Riduzione, Riciclo, Recupero di materia prima seconda. Dovremo guardare avanti e superare l’errata e malsana interpretazione dell’End of Waste, con i CSS per i cementifici, introdotti in Italia dal decreto Clini del 2013. Del resto il nuovo Green Deal europeo va in tutt’altra direzione e l’Italia presto dovrà recepire le nuove direttive comunitarie. 

Il vento sta cambiando e porterà un’aria più pulita… per tutti. Mentre dobbiamo far fronte al cambiamento climatico, il clima culturale, sociale e politico deve cambiare. Serve però una cittadinanza attiva e consapevole. Serve un nuovo patto sociale e politico per generare futuro. Serve che cittadini e istituzioni maturino una maggiore consapevolezza del rischio, con valutazioni adeguate, partecipate, scientificamente fondate per conoscere l’impatto senza arrivare mai al danno arrecato alla salute del territorio che compromette intere comunità, dalle radici ai destini. Serve maggiore conoscenza, responsabilità sociale e infine precauzione da parte dei decisori. A tutti noi serve un cambiamento radicale e una visione ampia, dal locale al globale, capace di sciogliere nodi e tessere trame che uniscono i fili della salute e della prevenzione territoriale con la difesa della biodiversità, con la qualità del cibo e del lavoro, con altri modelli di produzione e di consumo, con la formazione ed  educazione continua di giovani e adulti. Qui e altrove, perché il futuro della nostra città, della verde Umbria, della bella Italia ci sta a cuore. E il cuore dei cittadini comuni, dei comitati e dei movimenti dal basso, sa pensare e agire con rigore e intelligenza critica, sa muoversi nella gratuità e nella solidarietà, sa essere inclusivo e giusto… cioè elevarsi a sapiens.

Oltre l’indifferenza, il diniego, la disinformazione, l’impegno deve essere di tutti. Di fronte all’ecocidio, protagonisti, complici, vittime e testimoni muti, tutti abbiamo un problema di impronta ecologica: vale a dire il consumo di risorse naturali rispetto alla capacità dei cicli vitali di rigenerarle.