“Gli esseri umani dipendono dalla natura: per l’aria
che respiriamo, l’acqua che beviamo, il cibo che
mangiamo – per la vita stessa. Anche la nostra
economia dipende dalla natura”.
Frans Timmermans, vicepresidente
esecutivo per il Green Deal europeo
Martedì 12 luglio il Parlamento Europeo ha approvato la legge sul ripristino della
natura (https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_22_3746 ).
Di che si tratta?
Si tratta di un documento fondamentale in cui l’Unione si impegna al ripristino
degli ecosistemi naturali danneggiati dall’azione umana allo scopo di favorirne la
biodiversità. Il relatore César Luena ha dichiarato:
La legge sul ripristino della natura è un elemento essenziale del Green Deal europeo e segue le raccomandazioni e i pareri scientifici che sottolineano la necessita di ripristinare gli ecosistemi europei. Gli agricoltori e i pescatori ne beneficeranno e verrà garantita una terra abitabile alle generazioni future.
Sì, perché si tratta di creare aree protette terrestri e marine sulla terra che in mare, e vincoli sempre più stringenti per il loro sfruttamento. Un recupero
a lungo termine che nel breve obbligherà la riduzione dell’azione umana. L’obiettivo
è far sì che le misure di ripristino coprano almeno il 20 % delle superfici terrestri e
marine dell’UE entro il 2030 e si estendano infine a tutti gli ecosistemi che
necessitano di ripristino entro il 2050. Questo significa anche ridurre del 50 % l’uso
di pesticidi in agricoltura, la rinaturalizzazione, il reimpianto di alberi, il
rinverdimento delle città o l’eliminazione dell’inquinamento per consentire il recupero
della natura.
Il ripristino non preclude l’attività economica ma consiste nel vivere e produrre
insieme alla natura, riportando una maggiore biodiversità ovunque, anche nelle zone
in cui si svolge un’attività economica, come ad esempio le foreste gestite, i terreni
agricoli e le città. Gli investimenti per il ripristino della natura apportano un valore
economico compreso tra 8 e 38 EUR per ogni 1 EUR speso, grazie ai servizi
ecosistemici che favoriscono la sicurezza alimentare, la resilienza degli ecosistemi e
l’attenuazione dei cambiamenti climatici, nonché la salute umana. Aumenta inoltre la
presenza della natura nei nostri paesaggi e nella nostra vita quotidiana, con benefici
dimostrabili per la salute e il benessere nonché un valore culturale e ricreativo.
Nell’ambito europeo, il 71 % dei pesci e il 60 % delle popolazioni di anfibi sono
diminuiti nell’ultimo decennio. Tra il 1997 e il 2011 la perdita di biodiversità ha
rappresentato una perdita annua stimata tra 3 500 e 18 500 miliardi di €. Al contrario,
ogni euro speso per il ripristino frutterà un utile di almeno otto euro.
Con questa legge l’Europa si mette alla testa del cambiamento ecologico dando il
buon esempio a tutto il mondo sulla strada da intraprendere per invertire la marcia
che porterebbe alla distruzione del pianeta.
Naturalmente la legge prevede grandi finanziamenti per compensare le perdite di
agricoltori e pescatori, favorendo al contempo una produzione biologica dal
produttore al consumatore. Un altro elemento interessante della legge è, ad esempio,
l’eliminazione delle barriere fluviali in modo che almeno 25 000 km di fiumi siano
trasformati in fiumi a flusso libero entro il 2030. Ecosistemi sani e resilienti sono gli
elementi fondamentali del nostro benessere e della nostra prosperità, che garantiscono
cibo, acqua pulita, pozzi di assorbimento del carbonio e protezione contro le
catastrofi naturali.
Ma, assieme alla buona notizia, andiamo a vedere i termini della sua approvazione,
che appaiono invece portatori di grandi preoccupazioni per il futuro, anche politico,
dell’Europa. La legge è stata approvata con 336 voti a favore, 300 contrari e 13
astensioni. Una mozione per respingere in toto la proposta della Commissione non è
stata approvata (312 voti a favore, 324 contrari e 12 astensioni). I rappresentanti delle
forze di maggioranza del governo italiano hanno votato contro la legge. Che cosa
vuol dire? Visto che la fine del mondo non sembra imminente, allora le forze
favorevoli allo sfruttamento predatorio della natura, che chiamano sviluppo
economico, e i loro prestanome politici, si preparano per una controffensiva, in Italia
e in Europa. La politica europea è lungimirante, ma le forze miopi che agiscono nel
nostro paese la vogliono far tornare indietro. Ed è questo che dovremo impedire, con
tutte le nostre forze, sia a livello locale che a livello globale. La società civile, che è
più illuminata dei suoi rappresentanti nei consigli comunali e regionali, deve far
sentire la sua voce politica. A sua volta, la politica autentica, che può rappresentarla,
deve far valere la sua autonomia rispetto all’economia, allo scopo di proteggere il
bene comune presente e futuro.
NOTA DELLA REDAZIONE: Questo articolo e’ publicato in anteprima grazie alla cortesia di Raniero Regni.
Uscira’ sul numero di Centralmente di domenica prossima 16 luglio 2023