Come porre fine all’ inquinamento di plastica sulla Terra

Di Tatiana Schlossberg (1)

Tradotto da The Washington Post del 28 gennaio 2024

Un giorno, se le future forme di vita intelligente cercheranno prove dell’esistenza umana nel XX e XXI secolo, sarà facile trovarci nella stratificazione geologica. Bastera’ cercare la plastica.
Tra il 1950 e il 2021, l’umanità ha prodotto circa 11 miliardi di tonnellate di plastica vergine, pari al peso di 110.000 portaerei statunitensi. Solo circa 2 miliardi di tonnellate sono ancora in uso. Il resto – circa 8,7 miliardi di tonnellate – è costituito da rifiuti: il 71% è finito in discarica o in qualche altro luogo dell’ambiente, compresi gli oceani; il 12% è stato riciclato; il 17% è stato incenerito. Al ritmo che stiamo seguendo, i rifiuti plastici globali aumenteranno del 60% entro il 2050.

Allo stato attuale, solo dal 2010 al 2050, il mondo potrebbe produrre una quantità di plastica tale da ricoprire tutta Manhattan con una pila alta più di tre chilometri.

Ma ora arriva la speranza che sia possibile fermare l’accumulo: L’anno scorso, più di 175 Paesi hanno convenuto di sviluppare un trattato internazionale legalmente vincolante per porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040. E una nuova ricerca dimostra che è effettivamente possibile: con una combinazione di nove politiche, i Paesi potrebbero ridurre i rifiuti di plastica annui di oltre l’87%.

Una poltica meno ambiziosa potrebbe includere la riduzione del 30% degli imballaggi monouso e un obbligo di riciclaggio minimo del 20%. Insieme ad altre politiche, un accordo di questo tipo potrebbe ridurre i rifiuti di plastica del 16%. Un trattato molto ambizioso potrebbe richiedere una riduzione del 90% degli imballaggi monouso e un obbligo di riciclaggio minimo del 40%, per dimezzare i rifiuti di plastica.  Anche l’ Italia ha firmato il trattato, ma non sembra che ce ne siamo accorti (2)

Alcune di queste politiche avrebbero un impatto maggiore di altre, soprattutto se i negoziatori sono ambiziosi. La scelta delle politiche giuste determinerà l’efficacia finale del trattato. Ecco alcune delle politiche più efficaci, secondo i dati raccolti dagli scienziati dell’Università della California (3)

Un mandato che imponga a tutti i nuovi prodotti in plastica di contenere almeno il 30% di plastica riciclata ridurrebbe, da solo, i rifiuti di plastica gestiti in modo scorretto di circa il 30%, da circa 108 milioni di tonnellate a 77 milioni di tonnellate entro il 2050.

Ma è ancora troppo. Gli scienziati suggeriscono quindi di limitare la produzione di plastica ai livelli del 2025. L’insieme delle due politiche porterebbe i rifiuti di plastica gestiti in modo scorretto a 68 milioni di tonnellate.

Se si aggiunge un’imposta elevata sul consumo di plastica, è possibile evitare circa 10 milioni di tonnellate di inquinamento in più. Se utilizzassimo gli introiti di questa tassa per investire 50 miliardi di dollari in infrastrutture globali per i rifiuti, potremmo ridurre l’inquinamento a un terzo dello scenario business-as-usual.

Qualcuno potrebbe essere sorpreso dal fatto che vietare gli articoli monouso – sacchetti di plastica, cannucce o imballaggi in polistirolo – non sarebbe la soluzione più efficace, anche se queste plastiche costituiscono una quota sproporzionata dei rifiuti di plastica nei fiumi e negli oceani. Il solo divieto del polistirene ridurrebbe i rifiuti di plastica di 500.000 tonnellate entro il 2050; per le plastiche monouso prodotte con altri polimeri, come il polipropilene, il divieto potrebbe ridurre l’inquinamento di 13,7 milioni di tonnellate. Tuttavia, tali divieti, per quanto vantaggiosi, non sposterebbero l’ago della bilancia quanto altre misure.

Ed è essenziale spostare l’ago della bilancia. I rifiuti di plastica minacciano la salute degli ecosistemi, la biodiversità e gli sforzi per affrontare il cambiamento climatico, oltre a rappresentare un problema di salute e di giustizia ambientale.

Le microplastiche sono state trovate nel latte materno e nel sangue. In tutto il mondo, fino al 60% di tutta la plastica riciclata viene raccolta dai raccoglitori di rifiuti, spesso membri di comunità povere ed emarginate, che soffrono per l’inalazione dei fumi caustici della plastica bruciata e per l’acqua potabile fortemente contaminata da microplastiche.

“Più plastica produciamo, più ce la ritroviamo nel corpo: ci stiamo inquinando da soli”, ha dichiarato Monica Medina, responsabile della Wildlife Conservation Society, che, in qualità di assistente del Segretario di Stato per gli oceani e gli affari ambientali e scientifici internazionali sotto il Presidente Biden, ha partecipato a precedenti negoziati internazionali.

I negoziatori delle Nazioni Unite hanno appena terminato di riunirsi nuovamente a Nairobi per iniziare la stesura del trattato vero e proprio, nella speranza di completarlo entro la fine del prossimo anno, anche se i progressi sembrano essersi arenati, a causa dell’eccessiva influenza delle lobby dell’industria del petrolio e del gas, secondo le organizzazioni non governative.

Gli Stati Uniti, che producono più rifiuti plastici di qualsiasi altro Paese, hanno la responsabilità e l’opportunità di guidare il mondo nella giusta direzione. Navigare tra le difficoltà legali e affrontare la potente industria dei combustibili fossili non sarà facile, ma questa è un’opportunità straordinaria.

Sappiamo che se non facciamo nulla, ci seppelliremo sotto montagne di plastica. Ma se ci proviamo, possiamo riscrivere la storia geologica del nostro pianeta. Possiamo porre fine all’inquinamento da plastica sulla Terra.

 

 

NOTE:

(1) Tatiana Schlossberg e’ autrice di Inconspicuous Consumption: The Environmental Impact You Don’t Know You Have, 2019 edizione rivista Grand Central Publishing, 2022

(2) I contatti per il governo italiano sono tenuti dall’ ambasciatore in Kenia e da un funzionario del miistero degli esteri:

H. E. Mr. Roberto Natali, Ambassador and Permanent Representative

Mr. Giacomo Montemarani, Deputy Permanent Representative giacomo.montemarani@esteri.it

i responsabili di governo, a cui si puo’ scrivere, sono

Gilberto Pichetto Fratin, Minister of Ecological Transition Viale Cristoforo Colombo, 44 00147 Rome Italy
Tel: +39 06 57 221 Fax: +3906 57 288 513) E-mail: segreteria.ministro@mite.gov.it; URP@minambiente.it

e
Mr. Angiolo Martinelli UNEP Focal Point, Head of Division III, International Environmental Cooperation
Ministry of Ecological Transition of Italy E-mail: martinelli.Angiolo@minambiente.it

 

 

(3) Un semplice sistema di calcolo interattivo si puo’trovare qui: https://global-plastics-tool.org/

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